Venerdi mattina. Mi alzo e con ancora gli occhi gonfi e una debole coscienza di me stessa, apro la finestra. Ci metto un po' a capire cosa sta succedendo: il mio vicino di casa sta compilando una constatazione amichevole con uno degli operai del cantiere di fronte. Esco per fare chiarezza.
Il filo elettrico che, sostenuto d due pali, uno dei quali fissato alla mia recinzione, è per terra. Il suddetto palo spezzato. Il filo è caduto sulla macchina del vicino strisciandola per bene. E' la seconda volta in pochi mesi. La mia già nominata vena sadica mi impone di fare una battutina al vicino.
Dopo una mezzoretta suona il campanello, è il più giovane degli operai che mi viene a chiedere di entrare per sostituire il palo rotto. Gli spiego che il permesso non l'avrà dato che nessuno si è preso la briga di chiedermi il permesso di collegarsi (il palo era già lì, ma per un altro cantiere che ha chiuso da tempo), dato che non ne posso più di vedere quel ponte volante, dato che la sicurezza che invocano tanto non è assicurata da un sistema che per ben 2 volte in pochi mesi non ha funzionato. Il ragazzo non sa che dire.
Il cantiere è in fermento, sono tutti al telefono. Mi passano il responsabile che tenta di addolcirmi, rimango ferma nella mia posizione ma mi scuce una deroga al divieto: il palo può essere cambiato, ma lunedi dovranno trovare una soluzione diversa.
Lo comunico agli operai spiegando loro che il lavoro dovrà essere fatto entro le 11, poi io uscirò e chiuderò il cancello.
Insospettita dal silenzio e dalla mancanza di movimento mi affaccio. Il cancello è chiuso, gli operai spariti, il filo striscia ancora per terra.
Alle 11 esco, la situazione non è cambiata, dal cantiere nessun movimento.
Quando torno a casa, alla sera, il palo è sparito, il filo staccato dalla centralina è arrotolato in un angolo.
Ho vinto la mia piccola battaglia! Dopo 3 anni l'odiato palo è uscito dalla mia visuale.
Confesso, un sorriso soddisfatto si è stampato sul mio volto.
1 commento:
BRAVA!!! Hai fatto bene!
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