01 luglio 2013

Damnatio memoriae 2.0

Un tempo le genti, quando conquistavano una città, un territorio, avevano l'abitudine di cancellare le tracce dei loro predecessori. Ebbri di violenza sfogavano il loro odio bruciando archivi, scalpellando insegne, scialbando stemmi affrescati.
La damnatio memoriae cancellava, quindi, ogni traccia della persona (o delle persone) colpite da questa pena esemplare.
Ora i tempi sono cambiati, almeno qui da noi, la società evoluta, i mezzi di comunicazione aumentati.
Impossibile cancellare completamente la memoria di una persona famosa, di un capo di stato, di un attore.
La damnatio memoriae però rimane nei rapporti personali. Mi fai arrabbiare? Ti cancello, ti blocco, ti elimino, dipende dal social network utilizzato.
Semplice, basta un click e non sei più tra i miei contatti. Un click e sparisci dalla mia vista. Un click e non sei più esistito.
Semplice. Facile. Immediato.
Forse troppo.
Un click è vigliacco, ci vuole molto più coraggio a scalpellare, a bruciare, a urlare un bel vaffanculo in faccia.
E dà anche molta più soddisfazione.

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