31 marzo 2012

Come ci si sente?

Come ci si sente ad essere amati dagli altri?
È la domanda che ponevo ad un mio caro amico che non aveva nessuna difficoltà nelle relazioni. Gli bastava entrare in una stanza, salutare e tutti erano ai suoi piedi. La gente gli ruotava attorno, lo cercava, cercava la sua compagnia, godeva della sua conversazione anche quando non aveva niente di brillante da dire. Erano tutti ammaliati da lui.

Ho conosciuto altre persone così. E anche a loro avrei voluto chiedere: come ci si sente?
Li guardavo ammirata cercando di scoprire il loro segreto senza mai riuscirci.
E intanto continuavo a chiedermi: come ci si sente?

Con il passare degli anni la sofferenza ha lasciato posto alla consapevolezza. È così. Punto.

Oggi quella domanda non me la pongo più. Oggi lo so.

30 marzo 2012

L'accentiamo?

Quando sento pronunciare pùdico anziché pudìco, mi sale un fastidio indicibile. Mi fa l'effetto delle unghie sulla lavagna moltiplicato per 100, mi viene voglia di urlare in faccia al malcapitato, di prendere un enorme pennarello rosso e di tracciargli una grossa linea dalla testa ai piedi. Mi si irrigidiscono le dita, mi tremano le labbra, lo sguardo si incupisce, scrivo cose esagerate.
Mi rendo conto che è una reazione spropositata: è un errore, ma non è mica la fine del mondo! Chissà quanti accenti sbaglio io senza saperlo e senza che nessuno mi corregga. Quanti anni ci ho messo a distinguere, mentre parlo, pésche da pèsche!
Ma non ci posso fare niente e non ne capisco il perché. Anzi non lo capivo fino a questa mattina quando, all'improvviso, mi si è riproposto un ricordo che credevo rimosso.
Era uno degli ultimi anni di università, uno degli ultimi esami, Letteratura Italiana. Millemila pagine, un metro e dieci di libri (misurati).
Il professore aveva deciso che le vittime sarebbero salite all'altare sacrificale a due a due.
E io mi sono trovata una sconosciuta al mio fianco.
Il professore apre il nostro libretto, sorride alla mia collega "Maturità classica" e dedica a me una smorfia di disappunto davanti al quel "Istituto professionale femminile". Smorfia leggermente addolcita dalla vista del 30 in un esame sostenuto precedentemente con lui e dal 30 della prima parte di quello di quel giorno.
Comincia il ping pong di domande e risposte, sto andando alla grande! Il professore sorride fino a...
La collega pronuncia con ardore un pùdico mentre sfoggia, tronfia, la sua cultura.
Il professore si fa rosso in viso, comincia ad inveire contro la studentessa e la sua inutile maturità classica. Lei balbetta, io sono ammutolita.
Alla fine toglie un paio di voti ad entrambe.
Da quel giorno pùdico è per me sinonimo di un'ingiustizia subita, e non mi va giù.

25 marzo 2012

Gli uomini vengono da Gillette, le donne da Silk-épil -Dialogo sulla depilazione.

Lui: Finalmente la primavera! Gli abiti si allegeriscono, le gonne si accorciano..."
Lei: E noi non abbiamo più scuse. Devo prendere appuntamento dall'estetista.
Lui: Ma come te la fai depilare?
Lei: Scusa???
Lui: Sì, dai!
Lei: Non penso ti riguardi.
Lui: A me la patata piace completamente depilata.
Lei: Come dici?
Lui: A me la patata piace completamente depilata. Sai se ci devo mettere il naso... preferisco non trovarci peli.
Lei:  Parla uno che i peli ce li ha anche sulla faccia!
Lui: Ma mi rado tutti i giorni!
Lei: Non è la stessa cosa. C'è una bella differenza tra il rasoio e la ceretta.
Lui: Non vorrai che mi faccia la ceretta sulla faccia?
Lei: Non sarebbe una cattiva idea.
Lui: Ma hai presente quanto male fa?
Lei: ... ti ricordo che noi donne ce la facciamo all'inguine.
Lui: Mi pare il minimo. Non puoi mica passarci il rasoio! Quando ricrescono poi pungono, sai che abrasioni ahahahah!
Lei: Sì lo so. Questa tua ultima dichiarazione depone per la ceretta facciale, che ne dici?
Lui: Con te non ci parlo più.