21 settembre 2007

Sistema decimale

Sono nata negli anni 70, gli anni di piombo e delle lotte sindacali.
Poi sono arrivati gli anni 80, anni dell'edonismo reaganiano e dell'esaltazione delle capacita' individuali.
Gli anni 90, anni di tangentopoli e della caduta del comunismo.
Infine il 2000, il nuovo millennio, con la legalizzazione del precariato e l'incertezza del futuro
Ora, nel 2007 sul finire di questo decennio, le persone possono essere vendute come le cose.

Cosa mi riservera' il futuro?

19 settembre 2007

Vodafone: 914 persone in grado di...

di Ester Crea per "conquistedellavoro.it"


"Fistel, Slc e Uilcom verso lo sciopero dopo la presentazione di un progetto per la cessione delle attività di customer care
Bandisce concorsi a premi, si guadagna la simpatia con i volti (ben pagati) di Totti e Gattuso, pensa perfino di comprare le infrastrutture in Italia e Spagna di Tele2, ma intanto è pronta a rifilare una pedata a centinaia di lavoratori del suo customer care. E’ il colosso della telefonia mobile Vodafone, che nell’illustrare ai sindacati il piano industriale della compagnia ha rivelato l’intenzione di esternalizzare fino a quasi il 10% del suo personale, il tutto dopo un anno con fatturati in crescita e milioni di euro di profitti.
Pronta la reazione dei sindacati che hanno aperto la procedura di sciopero e convocato per il prossimo 25 settembre il coordinamento nazionale Rsu Vodafone per decidere le iniziative contro la decisione dell’azienda.
A rischio, in particolare, sarebbero i 914 lavoratori dei call center di diverse città d’Italia (Ivrea, Milano, Padova, Roma e Napoli).
”La riduzione del perimetro aziendale è un fatto grave - sostiene Raffaella Di Rodi, segretario nazionale Fistel Cisl – perché l’azienda, a fronte di un calo di redditività, risponde con un processo di esternalizzazione di attività core-business e dei lavoratori”.
Secondo le segreterie nazionali di Fistel, Slc e Uilcom si tratta di un progetto inaccettabile, ”che segna una grave inversione di tendenza rispetto alle politiche industriali portate avanti finora nel segno della qualità e dell'integrazione dei servizi e delle professionalità”.
Inoltre, i sindacati intravedono il rischio che si tratti solo di un primo passo, che col tempo potrebbe coinvolgere anche gli altri asset finora ritenuti strategici, come era stato dichiarato essere lo stesso customer care (cioè rete e IT).
Un’eventualità che secondo Di Rodi dovrebbe spingere il sindacato confederale ”ad una grossa riflessione a fronte dei cambiamenti che stanno avvenendo nel settore delle Tlc per adeguare gli strumenti contrattuali e dare maggiori tutele ai lavoratori che sono i soli a pagare le conseguenze delle strategie aziendali”.
Duro anche il commento di Alessandro Genovesi della Slc Cgil. ”Al di là di belle parole e tentativi di far passare tale operazione come scelta di carattere industriale – afferma il sindacalista - siamo alle prese con una semplice riduzione del costo del lavoro per far crescere il valore economico e finanziario dell’impresa”.
”Abbiamo molti dubbi – sottolinea Genovesi - sulla esternalizzazione di parti importanti dei servizi di gestione del cliente, da sempre vanto di Vodafone, che annuncia nei fatti un cambio di strategia esternalizzando parti importanti dei propri asset. A vantaggio, oltretutto, di un’azienda come Comdata, che non è l’Olivetti, ma anzi un’impresa di call-center priva persino di un contratto aziendale di secondo livelloe che da tempo va facendo shopping al solo scopo di quotarsi in Borsa. Le domande sono: siamo di fronte all'inizio di una drastica riduzione dei perimetri aziendali di Vodafone? Per Vodafone l'Italia è ancora un mercato strategico?”."

18 settembre 2007

Armi di seduzione

Ho portato nuovamente la mia macchina per cucire nel centro assistenza. Venti giorni fa l’ho portata per la prima volta, aveva un piccolo problema e ne ho approfittato per farle fare anche una revisione generale. Portata a casa mi sono accorta che non funzionava bene.
Entro nel negozio con la mia piccolina sotto braccio, spiego il problema e il signore molto gentile mi dice che dovrà trattenerla qualche giorno. Mi rassicura dicendomi che è ancora in garanzia. “Non è da molto che l’ha portata qui, sarà neanche un mese”. Confermo. “Mi ricordo sa di lei!”
A questo punto tutta la mia civetteria mi sale dal basso allungandomi la colonna vertebrale vertebra dopo vertebra. Sale fino al busto, mi impettisco leggermente. Sale ancora. Le mie ciglia già si allungano preparandosi a sbattere come neanche Olivia di Braccio di Ferro saprebbe fare.
Il tecnico inspiegabilmente si avvicina alla vetrina, guarda fuori, si gira e mi chiede: “Dov’è?”
Le ciglia si ritraggono, con un impercettibile rumore, trac-tac-tac, le vertebre si accasciano nella loro posizione abituale.
Ho capito. Il tecnico cercava la mia macchina. Si era ricordato di me grazie alla mia 2cv charleston!

07 settembre 2007

Fai da te


Il perchè ci si dedichi anima e corpo al fai da te è evidente:la soddisfazione di creare qualcosa con le proprie mani è ineguagliabile inoltre, cosa non secondaria, si risparmia anche! Aziende come l’Ikea ci hanno costruito un impero (io ne vado pazza, forse perché da piccola non ho giocato con i Lego). I benzinai ne hanno fatto una forma di attrattiva per i clienti e spesso hanno le pompe differenziate con prezzi diversi a seconda che tu voglia “fare da te” o preferisca farti servire.
Quella che non capisco è la cassa del supermercato. La nuova frontiera della spesa: la cassa “fai da te”. Non c’è mai coda. Il perché l’ho capito a mie spese.
Da perfetta single ecologista quando vado a fare la spesa mi porto le mie belle sporte di cotone. La cassa fai date non le ama, le rigetta, si indispettisce se le usi e comincia a ripetere a raffica: “Oggetto non riconosciuto nell’area sacchetti”. Provo a toglierlo, una voce gentile ti invita a mettere la borsa nell’area sacchetti. La rimetto. “Oggetto non riconosciuto nell’area sacchetti! Oggetto non riconosciuto nell’area sacchetti!”. Provo a fare l’indifferente ma quella non la smette “Oggetto non riconosciuto nell’area sacchetti!” Non so che fare, mi guardo attorno imbarazzata.
Un’inutile cassiera scende dal suo trono (la sua postazione è leggermente rialzata) e con aria scocciata mi dice che per utilizzare le mie borse lai mi deve autorizzare (e ci voleva tanto?). Ringrazio riconoscente.
Inizio a riempire i miei sacchetti, i sacchetto pieno lo rimetto nel carrello come faccio generalmente. Cattiva abitudine! La signorina Rottermeier nascosta nella cassa bela inacidita che c’è qualcosa che non va (ho rimosso le parole che ha usato). Mioddio che fare?
L’inutile cassiera mi guarda come se fossi una demente e mi spiega con eccessiva gentilezza che devo lasciare tutta la spesa “nell’area sacchetti” (comincio ad odiare questa definizione) fino alla fine.
Un codice non passa sul lettore, devo digitarlo sulla tastiera, sono terrorizzata, mi sento gli occhi della cassiera addosso…
Finalmente ho finito, chiudo il conto. Sacchetti utilizzati, nessuno (ah, te li fanno anche pagare!). Pago con il bancomat, uff devo anche passare la tessera, ma l’ho visto fare tante volte, qui non mi fregano! Tutto liscio, ma dall’enorme cruscotto non esce lo scontrino, lo cerco , non lo vedo, alzo gli occhi implorante e incontro quelli della commessa che scrolla la testa e mi indica un’appendice del cruscotto, completamente fuori dalla mia visuale.
Metto le borse nel carrello, sono stremata, sono stata umiliata, esposta al pubblico ludibrio e non ho risparmiato neanche un centesimo!
Allora mi chiedo, perché mai una persona capace di intendere e di volere dovrebbe utilizzare una cassa di questo genere?