09 agosto 2010

Antichi mestieri scomparsi: la foto ricordo

Ho nostalgia per i bei vecchi tempi, quando la digitale non esisteva e si partiva per le vacanze con un bagaglio di rullini.
Si facevano poche foto, scegliendo accuratamente il soggetto, inquadrandolo con attenzione, click! I rullini venivano riposti con cura, numerati, accompagnati da un foglietto con l'indicazione dei soggetti.
Al ritorno dalle vacanze si disfacevano le valigie, si lavava la roba sporca, si riprendeva a lavorare e si aspettava di avere un momento libero per portare i preziosi rullini dal fotografo di fiducia. Ancora qualche giorno di trepida attesa e finalmente ecco il pacchetto di fotografie che andavano selezionate e infilate negli album colorati. Così era passato giusto il tempo per organizzare una cena per vedere le foto e ricordare i bei momenti delle vacanze. Questo era il compito della foto ricordo.
Tutto questo non c'è più.
Il fotografomane, armato di digitale, si è trasformato in un terrorista. Con il volto coperto ti punta e ti scarica addosso una mitragliata di scatti. Senza più la paura di sprecare pellicola, non si preoccupa più del soggetto e dell'inquadratura, ma fotografa tutto ciò che gli capita a tiro, meglio se si tratta di situazioni che preferiresti dimenticare. Eccoti immortalato mentre smadonni dopo aver pestato un'enorme merda di mucca, mentre ti spalmi la crema solare tra le cosce in posizione ginecologica, con la guancia deformata dal boccone troppo grosso, in un primo piano con un enorme brufolo sul naso, mentre lo insulti con la faccia verde dalla rabbia.
Non c'è nemmeno più il gusto dell'attesa perché dopo 15-20 scatti c'è sempre qualcuno (generalmente donna) che squittisce: Dai, fammi vedeereeee! Parte così la visione a ritroso sul piccolo schermo accompagnata dal commento per ogni foto: "Questa l'ho scattata così, questa l'ho scattata colà…".
Se hai la sfortuna di avere un amico fotografomane patologico, si sarà portato in vacanza anche il computer per scaricare le foto subito la sera, le farà vedere (per la seconda volta in un giorno) agli amici che fotograferà mentre sono chini davanti al monitor.
Attenzione se ci tenete ad un minimo di privacy. Il patologico si sarà ricordato di portare anche una chiavetta per aggiornare il suo profilo e pubblicare quotidianamente le sue foto su Facebook.




Come al solito, ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente frequentate è puramente intenzionale.

3 commenti:

PuntoFranco ha detto...

come hai ragione....ma la nostalgia per quei tempi vuol dire che sto diventando vecchio? Però le foto su carta hanno un'altro gusto, quelle le guardo ancora le altre fatte in digitale e salvate su CD non so nenache di averle. Devo andare a stamparle! Sperando nel frattempo non siano scomparsi i fotografi...

Anonimo ha detto...

E' un sentimento diffuso, il tuo, riferito ad una categoria di persone moleste che solo accidentalmente ha trovato un nuovo strumento di tortura nella compattina. Io i rullini non li rimpiango proprio, ma a fotografare persone con la digitale ho lo stesso un timore reverenziale (penso sempre che detestino essere fotografate quanto me). Certo, le api sui fiori del giardinetto dei miei in montagna potrebbero lamentarsi allo stesso modo: "quella scema, appena arriva, mette il macro e ci si appiccica alle costole. Uffa."

Unknown ha detto...

Cinciamogia, non è tanto per la foto, è proprio lo scatto molesto che non sopporto. Inoltre mi annoia da morire il riproporre sempre e comunque gli scatti orrendi anche di fronte a estranei. Sono la prima a ridere di me, ma diventare il buffone di persone che non conosco...
E poi adesso sono diventati improvvisamente tutti fotografi!